Mar, Giu 6, 2023

Dalla letteratura internazionale

Molte mutazioni in Sars-CoV-2, ma nessuna aumenta la trasmissibilità del virus

Molte mutazioni in Sars-CoV-2, ma nessuna aumenta la trasmissibilità del virus

Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, nessuna delle mutazioni attualmente documentate in Sars-CoV-2 sembra aumentare la sua trasmissibilità negli esseri umani. «Fortunatamente, abbiamo scoperto che nessuna delle mutazioni che abbiamo osservato sta facendo diffondere il Covid-19 più rapidamente, ma dobbiamo rimanere vigili e continuare il monitoraggio di nuove mutazioni, in particolare con l'introduzione dei vaccini» spiega Lucy van Dorp, dello University College di Londra, autrice principale dello studio.
I ricercatori hanno studiato i genomi virali di 46.723 persone con infezione da Sars-CoV-2, raccolti fino alla fine di luglio 2020, e hanno identificato 12.706 mutazioni. Per 398 delle mutazioni, hanno trovato forti prove che si siano verificate ripetutamente e indipendentemente. Tra queste, gli esperti hanno approfondito 185 mutazioni che si sono presentate almeno tre volte in modo indipendente durante il corso della pandemia. Per verificare se le mutazioni aumentassero la trasmissione del virus, gli autori hanno modellato l'albero evolutivo del virus e hanno analizzato se una particolare mutazione stesse diventando sempre più comune all'interno di un dato ramo dell'albero stesso. Ebbene, i ricercatori non hanno trovato prove che qualcuna delle mutazioni comuni stia aumentando la trasmissibilità del virus, e hanno rilevato che le mutazioni più comuni sono risultate neutre per il virus. Tra queste è inclusa anche una mutazione che coinvolge la proteina spike del virus chiamata D614G, che è stata segnalata in particolare come in grado di rendere il virus più trasmissibile. Le nuove prove rivelano che anche questa mutazione in realtà non è associata ad un aumento significativo della trasmissione. La maggior parte delle mutazioni comuni sembra essere stata indotta dal sistema immunitario umano, piuttosto che essere il risultato dell'adattamento del virus al suo nuovo ospite umano. «Il virus sembra ben adattato alla trasmissione tra gli esseri umani e potrebbe aver già raggiunto la sua forma ottimale nell'ospite umano quando è stato identificato come un nuovo virus» afferma van Dorp. Gli esperti avvertono che è probabile che l'imminente introduzione di vaccini eserciti nuove pressioni selettive sul virus per sfuggire al riconoscimento da parte del sistema immunitario umano, e che questo potrebbe portare alla comparsa di mutazioni, che dovranno essere tempestivamente identificate.

Nature Communications 2020. Doi: 10.1038/s41467-020-19818-2
https://doi.org/10.1038/s41467-020-19818-2

 

 

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