Lun, Dic 11, 2023

Dalla letteratura internazionale

Inquinamento atmosferico e Alzheimer: c'è un legame?

Inquinamento atmosferico e Alzheimer: c'è un legame?

Messaggi chiave
• Un’analisi dei dati di oltre 18.000 adulti con deterioramento cognitivo suggerisce un’associazione tra l’inquinamento dell’aria (maggiori concentrazioni di particolato fine [PM2,5]) e la presenza di placche di β amiloide cerebrali, caratteristica della malattia di Alzheimer.
• Gli anziani con deterioramento cognitivo lieve (MCI) o demenza residenti in aree con più alte concentrazioni di PM2,5 avevano una probabilità maggiore di positività alla PET amiloide.
• L’associazione non è stata riscontrata con l’esposizione ad alte concentrazioni di ozono troposferico (O3).
Descrizione dello studio
• Per lo studio cross-sectional sono stati utilizzati i dati di 18.178 statunitensi (età media [SD] 75,8 [6,3] anni, 51,3% donne), di cui 10.991 (60,5%) con MCI e 7.187 (39,5%) con demenza, selezionati dallo studio IDEA (Imaging Dementia-Evidence for Amyloid Scanning).
• I partecipanti erano stati sottoposti a PET amiloide con un tracciante marcato con fluoro 18 tra febbraio 2016 e gennaio 2018.
• Attraverso l’uso delle concentrazioni di PM2,5 e O3 previste dal modello Downscaler dell’Environmental Protection Agency è stato stimato l’inquinamento dell’aria presso la residenza dei partecipanti.
• Sono state considerate due finestre temporali di esposizione: dal 2002 al 2003 (precoce) e dal 2015 al 2016 (tardiva) (o rispettivamente circa 14 e 1 anno prima dell'esame).
• Si è valutata come outcome primario l’associazione tra l’inquinamento dell’aria e la probabilità di positività alla PET amiloide, misurata come OR ed effetti marginali, aggiustata per fattori socioeconomici, demografici, e stile di vita, e diverse comorbidità.
• Fonti di finanziamento: per IDEA, Alzheimer’s Association, the American College of Radiology, Avid Radiopharmaceuticals Inc, GE Healthcare, e Life Molecular Imaging.
Risultati principali
• Il vivere in aeree con alte concentrazioni di PM2,5 dal 2002 al 2003 è stato associato a una maggiore probabilità di avere una PET positiva (OR aggiustato 1,10; IC 95% 1,05-1,15; z score=3,93; false discovery rate [FDR]-P corretto <0,001; per ogni incremento di 4 μg/m3).
• I dati relativi al 2015-2016 erano simili (OR 1,15; 1,05-1,26, z score=3,14; FDR-P corretto=0,003).
• È stata stimato un effetto marginale medio di +0,5% (SE= 0,1%; z score, 3,93; 0,3%-0,7%; FDR-P corretto <0,001) di probabilità di positività alla PET per ogni aumento di 1 μg/m3 di PM2,5 nel 2002-2003, e di +0,8% (SE=0,2%; z score=3,15; 0,3%-1,2%; FDR-P corretto =0,002) nel 2015-2016.
• Dalle analisi post hoc non sono emerse modifiche dell’effetto dal sesso o dallo stadio clinico.
• L’esposizione a maggiori concentrazioni di O3 non è stata associata a positività della PET amiloide.
Limiti dello studio
• Analisi secondaria retrospettiva.
• Lo studio IDEA ha escluso individui senza deficit cognitivi.
• Dati su mobilità, esposizioni indoor e occupazionali dei partecipanti non disponibili.
Perché è importante
• L’associazione riscontrata tra gli inquinanti tossici presenti nell’aria e il deposito di β amiloide dovrebbe essere presa in considerazione nelle decisioni politiche di salute pubblica e dovrebbe informare sul rischio individuale di sviluppare demenza e malattia di Alzheimer.
Iaccarino L, La Joie R et al. Association Between Ambient Air Pollution and Amyloid Positron Emission Tomography Positivity in Older Adults With Cognitive Impairment. JAMA Neurol. 2020 Nov 30. doi: 10.1001/jamaneurol.2020.3962.

 

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